Adrianén


Adrianén l é stè la våuṡ pió cgnusó dla canzunatta bulgnaiṡa int i ân '50, '60 e '70: l é un cantànt ch'l à cantè dimónndi ròba divartänta, ed Mûṡi, d ètr autûr o scrétta da ló, mo anc un quèl pèz pió poêtic. Int Al Sît Bulgnaiṡ ai é sänper stè dû pîz ed ste cantànt ala pâgina dla mûṡica: T êr mî nbråuṡa e Al pufarôl. In sta pâgina a i mitän anc Al rédder e Bèla Bulåggna, parché äli êren äl såu canzunàtt pió famåuṡi: in particolèr, Bèla Bulåggna (détta anc Äl tajadèl) l'é una spêzie d un ínno bulgnaiṡ. A catarî anc socuànt arcôrd e fotografî ed ste parsunâg' tante popolèr, ch'al s à lasè ai 3 d avréll dal 2013. - Adrianén è stato la voce più nota della canzone bolognese negli anni '50, '60 e '70, coi suoi pezzi in gran parte buffi, di Musi, di altri autori o scritti da lui, ma anche con qualche brano poetico. Nel Sito Bolognese ci sono dall'inizio due suoi pezzi alla pagina della musica: T êr mî nbråuṡa e Al pufarôl. In questa pagina aggiungiamo Al rédder e Bèla Bulåggna, che erano le sue canzoni più famose: in particolare, Bèla Bulåggna (anche detta Äl tajadèl) è una specie di inno bolognese. Troverete anche alcuni ricordi e delle fotografie di questo popolarissimo personaggio, che ci ha lasciato il 3 aprile 2013.


Adrianén int la copertéṅna d ón di sû déssc

 

Adriano Ungarelli (1925-2013), in arte Adrianén (o, come scriveva lui, Adrianéin), ha rappresentato la parte giocosa della canzone dialettale bolognese. Negli anni '50 "Bèla Bulåggna", una sorta di inno a tutto ciò che profuma di petroniano, era nei juke-box. Attore di rivista, cantante, pittore di buonissima mano, sapido raccontatore di barzellette, Adrianén ha animato sagre e feste per moltissimi anni. Una su tutte: la "Sagra del piccione" a San Pietro di Ozzano, nella quale tra gli ospiti figurarono spesso Quinto Ferrari e un timido Fausto Carpani alle prime armi. Nel suo eclettismo, Adrianén - che insieme alla moglie Lucia gestiva una cartoleria - si è cimentato anche nella "Mille miglia" e nella quasi dimenticata "Milano-Taranto" motociclistica, due esperienze che, raccontate da lui, assumevano i contorni esilaranti di una comica finale. Moltissime le canzoni da lui interpretate, con il supporto musicale di Leonildo Marcheselli,  e tra queste la riproposizione in chiave più moderna di alcuni brani di Carlo Musi, il primo vero chansonnier bolognese.

Fausto Carpani, 3 aprile 2013


Un lîber vgnó fòra da pôc, Bologna canta d Adriano Bacchi Lazzari e Giuliano Musi (Bulåggna : Minerva 2012) l à una schêda såura Adrianén ala pâgina 138, e nó a v la dän qué canbiànd såul l'urtugrafî däl parôl dal dialàtt - Il recente libro Bologna canta di Adriano Bacchi Lazzari e Giuliano Musi (Bologna : Minerva 2012) dedica, a pag. 138, una scheda ad Adrianén. La riproduciamo qui, cambiando solo la grafia dialettale.
 

Adrianén (Adriano Ungarelli)

È considerato uno dei migliori interpreti dialettali di una Bologna che raccontava sia cantando testi scritti da lui, sia riportando alla luce composizioni di Carlo Musi e dei più affermati autori felsinei.
La più nota di queste, quella che certamente gli ha dato maggior notorietà, è stata La risata, rielaborazione di Al rédder, un testo di Musi che per la prima volta gli capitò tra le mani quando era ancora bambino.
Ha cantato e inciso molti dischi in dialetto bolognese con il Trio di Leonildo Marcheselli ed è stato il primo cantante dialettale a far mettere propri dischi nei juke box. Nel suo repertorio era sempre viva la voglia di vivere e di riscatto dei bolognesi usciti distrutti dall Seconda guerra mondiale. Bèla Bulåggna in particolare si può considerare il "manifesto" di questa propensione al divertimento e al riscatto morale ed economico della città.
Nato nel 1925 in uno dei quartieri doc di Bologna, il Pratello, si trasferisce giovanissimo in riva al Reno perché il padre lavora come magazziniere in un capannone situato ai bordi del fiume. E proprio lo scorrere imprevedibile del fiume, lento e pacioso ma anche tumultuoso e terribile durante le piene, ispira il giovane Adrianén, che da autodidatta inizia giovanissimo a cantare e a scrivere proprie canzoni. I primi "esperimenti" canori li fa per aiutare gli amici che gli commissionano serenate alle ragazze più affascinanti. A volte queste esibizioni si trasformano in vere  proprie docce, quando si trova a intonare le serenate sotto la finestra sbagliata.
Ma prima di diventare stornellatore ufficiale viene scelto come mascotte dai barrocciai che frequentano la trattoria Verde Luna di Pippo, punto di sosta privilegiato, a due passi da casa sua.
Lo scoppio della Seconda guerra mondiale e prima ancora l'avvento del fascismo incidono profondamente nella vita di Adrianén che subisce la deportazione in Germania e sfiora la morte durante un'esecuzione di massa all'interno della Selva Nera. Fingendosi morto, semisepolto dai corpi dei giustiziati, riesce ad evitare il colpo alla nuca e di notte fugge mentre le sentinelle di guardia sonnecchiano.
Terminata la guerra riprende ovviamente a cantare e diventa in breve tempo punto di riferimento per gli amanti della canzone dialettale bolognese. I locali in cui si esibisce con maggior frequenza sono il "Gatto Nero", tempio del ballo alla Filuzzi, il "Garden", il "Settimo Cielo" ai Giardini Margherita dove presenta per la prima volta La risata, e la "Accademia Migliorini". Non mancano neppure tournée all'estero tra cui spiccano le "Serate Italiane" in Venezuela del 1989.
La sua attività lo porta a cantare spesso anche con grossi calibri della canzone italiana come Nilla Pizzi e Giorgio Consolini oltre al gruppo degli affermati artisti bolognesi con cui si alterna nei locali più frequentati della città. Interprete di successo, Adrianén ha un canale privilegiato col pubblico perché oltre a cantare è un ottimo presentatore e fantasista che trasmette un'immediata carica di allegria. Nei suoi spettacoli non mancano mai storielle e barzellette oltre ad aneddoti di vita vissuta, tipici della realtà locale del secolo scorso.
Cantante, autore e arrangiatore, ha scritto 42 testi che si possono considerare un classico nell'ambito della produzione dialettale bolognese.


Äl fotografî ch'a vdrî adès äli én stè fâti dal 1979, quand Adrianén l andé a Râdio Bulåggna 101 int la Vî dal Faṡôl, ala traṡmisiån Al bruzâi, tótta såura Bulåggna e al sô dialàtt, guidè dala Robêrta Montanèri e dala Nâdia Fratusco. A ringraziän la Robêrta pr avaires dè stäl bèli fòto e tanti ètri nutézzi che par scrîver d Adrianén äli én stè pròpi quall ch'ai vôl al urbén par vaddri - Le foto che seguono risalgono al 1979: sono state scattate nella sede di Radio Bologna 101 in Via del Faggiolo. Adrianén intervenne infatti alla trasmissione Al bruzâi, dedicata a Bologna e al suo dialetto, condotta da Roberta Montanari e Nadia Fratusco. Ringraziamo Roberta Montanari per queste belle foto e per tante altre informazioni utilissime.

     

Nadia Fratusco, Adrianén, Marco Marcheselli e Roberta Montanari


Bèla Bulåggna - L é un ínno dla bologneṡitè, anc se la canzunatta (scrétta da O. Mingozzi, mûṡica ed Nílldo Margṡèl) l'à di gran pîz in itagliàn e, quand a se dscårr däli ètri zitè, Adrianén al prôva ed fèr la sô prunónzia (pr eṡänpi cantànd "a Ffirènze", che tótt i bulgnîṡ i dîṡen "a Firénze", opûr "Roma der monno", ch'al vôl dîr "Råmma dal månnd"). Ed sta canzunatta ai é dimónndi versiån int al Tûb, anc qualla cantè dai cínno dl Antugnàn, elenchè int la pâgina Al bulgnaiṡ int al Tûb. Qué såtta a v mitän al tèst, scrétt int la prunónzia bulgnaiṡa zitadéṅna, con socuanti péccoli variaziån cunfrånt a cum al cantèva Adrianén parché ló, anc se nèd int al Pradèl, l êra carsó fòra ed pôrta. Par sénter la våuṡ, bâsta clichèr in duv ai é scrétt clic - È un inno della bolognesità, anche se la canzone (scritta da O. Mingozzi, musica di Leonildo Marcheselli) contiene vari pezzi in italiano e, quando si parla delle altre città, Adrianén cerca di imitarne la pronuncia (ad esempio cantando "a Ffirènze", che per tutti i bolognesi è "a Firénze", oppure "Roma der monno", che significa "Roma del mondo"). Della canzone ci sono diverse versioni su Youtube, compresa quella cantata dai bimbi dell'Antoniano, elencate alla pagina Il bolognese su Youtube. Qui sotto ne scriviamo il testo secondo la pronuncia bolognese cittadina, con alcune piccole variazioni rispetto a come cantava Adrianén che, anche se nato al Pratello, era cresciuto fuori porta. Per ascoltare il sonoro, basta cliccare sul pulsante azzurro.

Al rédder - L'é la versiån d Adrianén, con una riṡèta ireṡistébbil ch'l'é stè qualla ch'l'à fât la sô furtóṅna, d una canzunatta ed Mûṡi dal 1908, Al rédder, che Adrianén al ciamèva La risata bolognese. Par sénter la våuṡ bâsta clichèr in duv ai é scrétt clic, al tèst invêzi al vén dal lîber Carlo Musi, il cantore della Bologna scomparsa (a cura di Fausto Carpani e Luigi Lepri), Bologna : Costa 2001, pag. 120, ch'l à una stròfa de pió cunfrånt ala versiån d Adrianén - È la versione di Adrianén, con una risata trascinante che ne ha fatto la fortuna, di una canzone di Musi del 1908, Al rédder, ribattezzata da Adrianén La risata bolognese. Per il sonoro basta cliccare sul pulsante azzurro, il testo è tratto dal libro Carlo Musi, il cantore della Bologna scomparsa (a cura di Fausto Carpani e Luigi Lepri), Bologna : Costa 2001, pag. 120, che ha una strofa in più rispetto alla versione di Adrianén.

Bèla Bulåggna (Äl tajadèl)

C'è chi dice ch'è bella Milano,
c'è chi ammira l'antica Venezia,
chi esalta Trieste e Torino,
chi Perugia, Rapallo e La Spezia,
c'è chi dice d'andare a Firenze
se là vuoi veder la beltà...
io rispondo:
"ch'al véggna a Bulåggna,
ch'l'é dal månnd la pió bèla zitè!"

Oh Bulåggna, oh Bulåggna,
la città mia più bella sei tu!
Oh Bulåggna, oh Bulåggna,
le Due Torri, San Luca e non più,
San Petronio coi bianchi gradini,

la magnéffica e bèla Piazôla,
di Re Enzo e il palazzo Isolani
e al Minghetti magnéffica scôla,
il Nettuno, D'Azeglio, il Pratello,
al palâz in duv i êra al pudstè:
a Bologna c'è tutto di bello,
l'é dal månnd la pió bèla zitè!

E da Napoli vengono a dire:
"u lu sole, u lu mare, u Vesuvio",
benché Roma ch'è Roma del monno
sempre è stata e sarà capitale,

ma Bulåggna risponde: l à vójja!
såul Bulåggna pôl sänper gridèr:
la città che ha inventato la spójja,
al vén bån, i turtlén, äl tajadèl!

Tajadèla, tajadléṅna,
Dío mé mâma, stà bôna ch'a i dégg:
tâila lèrga, tâila féṅna,
col parsótt e l pundôr bän cunzè;
se da Napoli vengono a dire:
"poesia dal zîl e dal mèr",
io rispondo: "venite a sentire
al poêma däl mî tajadèl!"

Al rédder

Tulîl a môd d eṡänpi
l avèr ch'à di quatrén,
ch'al magnarêv pr an spànnder
la góssa di luvén;
l'é tanta l'avarézzia,
l é tant interesè
ch'l à pòra ed pêrder l'âria
e al tén la båcca asrè!
Al rédd coi lâbr in fassa
hé hé hé hé hé hé!
al pèr invêz' ch'al tåssa
hé hé hé hé hé hé
!

La ragazéṅna ingênua
ch'n à mâi pruvè un dspiaṡair,
incôsa la fà rédder
magâra sänza vlair;
par cunparîr pió bèla
la stûdia i muvimént,
par tgnîr la båcca avêrta
da psair mustrèr i dént!
La rédd con na vuṡléṅna
hi hi hi hi hi hi!
stridänta e sutiléṅna
hi hi hi hi hi hi!

Chi é un bèl tîp, in gèner,
ch'fà incôsa cunpasè,
l é al prît o s'l é un canònic,
l é anc pió risarvè;
s'al dscårr al dîṡ adèṡi,
al pånndera pulîd
däl frèṡ sänper cunplèsi
ch'an s èltera d un dîd!
Al rédd, mo con manîra,
hó hó hó hó hó hó!
e con la våuṡ alżîra
hó hó hó hó hó hó!

Däl vôlt int una chèṡa
dóvv i é conversaziån
a i vdî l aristocrâtic
ch'al vôl dèr sudiziån.
E quand l avérra båcca
par fèr un cunplimänt,
al dîṡ di gran spropòṡit
da fèr scapèr la żänt!
Al rédd, al vôl fèr cràdder,
hu hu hu hu hu hu!
mo i èter stan a vàdder
hu hu hu hu hu hu!

Par mé l òmen da pièṡer,
sinpâtic e gegnèl,
l é quall ch'à cal bèl rédder
sinzêr e naturèl;
as vadd la fâza franca
ch'an lâsa inción suspèt,
cla fâza diṡinvôlta
ch'av dîṡ ch'l é un òmen stièt!
S'al rédd o s'al ṡgargnâza
ha ha ha ha ha ha!
Al s sént infén in piâza
ha ha ha ha ha ha!


I sû déssc - Discografia

Adrianén l à fât socuànt déssc (e pò almànc un nastrén), e nò avän cupiè, stavôlta int l'urtugrafî adruvè da ló, i téttol däl canzunàtt, mo ai n é anc däli ètri, come Adrianén al mèr, Al bruzâi ecz. - Adrianén ha pubblicato alcuni dischi (e, in seguito, almeno una musicassetta), e noi abbiamo copiato, stavolta nella grafia usata da lui, i titoli delle canzoni, ma ce ne sono delle altre, come Adrianén al mèr, Al bruzâi ecc.

Adrianen (di Marcheselli); canta Adrianino Ungarelli; quartetto folcloristico Leonildo Marcheselli
Ballando in famiglia-quadriglia comandata canta Adrianino Ungarelli; quartetto folcloristico Leonildo Marcheselli
La mi spusleina (di Marcheselli); canta Adrianino Ungarelli; quartetto folcloristico Leonildo Marcheselli
El redder (C. Musi); canta Adrianino Ungarelli; quartetto folcloristico Leonildo Marcheselli
Bèla Bulagna(Mingozzi, Marcheselli); canta Adrianino Ungarelli; quartetto folcloristico Leonildo Marcheselli
L’era Fasol (C. Musi); canta Adrianino Ungarelli; quartetto folcloristico Leonildo Marcheselli
Azzidant a i Mirasul (Ferrari); canta Adrianino Ungarelli; quartetto folcloristico Leonildo Marcheselli
Un’avventura a veglion (C. Musi); canta Adrianino Ungarelli; quartetto folcloristico Leonildo Marcheselli
Dirâla d’se? (C. Musi); canta Adrianino Ungarelli; quartetto folcloristico Leonildo Marcheselli
Sprucajen (Malmesi, Bussoli); canta Adrianino Ungarelli; quartetto folcloristico Leonildo Marcheselli
Al mi matrimoni (Ferrari, Moretto); canta Adrianino Ungarelli; orchestra non indicata
Al dé d’incu (Malmesi, Bussoli); canta Adrianino Ungarelli; orchestra non indicata
Bulgneisi (Bergonzoni); canta Adrianino Ungarelli; con il complesso folcloristico Leonildo Marcheselli
Dis chilo e trenta gramm (Laurenti, Adrianein)¸ canta Adrianino Ungarelli; con il complesso folcloristico Leonildo Marcheselli
Mi zitè (Marcheselli, Mingozzi, Lodi); canta Adrianino Ungarelli; con il complesso folcloristico Leonildo Marcheselli
El puffarol (Bergonzoni, Lucchini); canta Adrianino Ungarelli; con il complesso folcloristico Leonildo Marcheselli


Ala prémma pâgina
Và só