Le parole orfane


Chiamiamo "parole orfane" quelle che si è deciso di non inserire nel Dizionario. In effetti, pur proponendosi l'opera di raggiungere la maggiore completezza possibile, è però un presupposto che rimanga un repertorio del dialetto di uso comune (con l'aggiunta, come noto, anche di arcaismi, occasionalismi e proposte, ma sempre riferiti a cose quotidiane o che quotidiane lo sono state), con esclusione dei linguaggi iperspecialistici e tipici solo di chi praticava un determinato mestiere.

Un'eccezione in questo senso sono i gerghi, inseriti per via dell'importanza che hanno avuto anche nel dialetto comune (i gerghi servivano ovviamente a muratori, ladri e ambulanti per non farsi capire dagli altri, ma col tempo molti termini sono entrati nel patrimonio generale dei parlanti bolognese di una certa competenza, e se ne trovano ancora delle tracce nell'italiano dei giovani bolognesi).

Non sono invece un'eccezione alla regola parole come sparadèl "guardolo", cioè la striscia di cuoio fra la suola e la tomaia: in quanto termine tecnico dei calzolai non sarebbe stato inserito, se non fosse che è entrato nell'uso comune come componente dell'espressione fòra dal sparadèl per dire "illecito, strano, non regolare", e dunque meritava senz'altro di comparire.

Altre parole però non hanno avuto altrettanta fortuna, perché scrivere un dizionario è anche fare una cernita dei termini da inserire.

Dopo la prima edizione del Dizionario si è creato un gruppo di lavoro costituito da Luigi Lepri, Daniele Vitali, Amos Lelli, Roberto Serra, Gianni Cavriani, Fausto Carpani e Stefano Rovinetti Brazzi, che quasi quotidianamente discute per posta elettronica o di persona di termini e fraseologia nuovi da inserire eventualmente nel Dizionario. Questo ha consentito di arricchire la seconda edizione, e i nostri sono al lavoro anche per una futura terza. Nel corso delle discussioni però alcune proposte sono state cassate, e non verranno pubblicate.

Riportiamo qui ciò che ci pare il meglio di questo materiale (le sigle tra parentesi si riferiscono ai parlanti, esperti di una determinata materia, che ci hanno segnalato le parole).

bunbéna s.f. (oltre al significato, già repertoriato, di lampadina) - cfr. titéna (Ar.)

calivèri s.m. (tecn.) alesatoio; (mus.) tipo di succhiello usato in liuteria per rifinire i fori in cui inserire i bischeri degli strumenti a corde (Ar., Ca.)

lapidèl s.m. (tecn.) lapidello, macchina della famiglia delle rettifiche in grado di lavorare solo in piano e su pezzi di piccole dimensioni fissati su carrello mobile (FC)

pentèghen s.m. (tecn.) broccaio, punta doppia, applicata al trapano o azionata a mano, che fora buchi in coppia (LL)

pónta da nasplèr s.f. accecatoio, punta da trapano che serve per forare im modo che la capocchia del chiodo o vite che andrà nel buco non sporga (LL)

salomò s.m. grosso cannello da fusione alimentato a gas e ad aria forzata da un soffietto azionato a piede (Ar.)

brucâi s.m. (tecn.) cfr. pentèghen (LL)

guarzèr (a ṡguêrz) v. (falegnameria) traguardare, controllare con una squadra o altro strumento se una superficie è in piano, se la piallatura è senza avvallamenti, obliquità e simili (LL)

titéṅna s.f. boccia di vetro (spesso un semplice fiasco da 5 litri) da porre, ripiena d’acqua, fra una qualsiasi fonte di luce e lo stozzo (elemento di legno su cui ci si appoggia per lavorare), serviva a concentrare la luce in un punto (Ar.)

truschén s.m. (tecn.) attrezzo in ferro con una punta in acciaio rapido che serve per fare la tracciatura su pezzi metallici prima della lavorazione (FC)

Informatori:

Ar. = Giovanni Battista Artuso (orefice)
Ca. = Gianni Cavriani (chitarrista, pescatore)
FC = Fausto Carpani
LL = Luigi Lepri


Luglio 2012: Romano Bolognesi ci ha inviato uno studio sulle misure e le monete bolognesi, che qui volentieri pubblichiamo: monete e misure bolognesi in BO - monete e misure bolognesi in IT

Novembre 2010: la tabella degli elementi in bolognese! Compilata da Luigi Lepri e Amos Lelli su richiesta del Sito Bolognese, vuole servire a chi scrive e traduce in bolognese, perché il nome di un elemento chimico può capitare anche in testi non specialistici, e poi perché può esserci chi vuole scrivere dei testi specialistici! In nero i termini effettivamente sentiti, in rosso le proposte.

Settembre 2009: Riceviamo da Marco Bassi e volentieri pubblichiamo, nella sua grafia: linguaggi settoriali bolognesi e aggiornamento


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